Lega Pro: quando parla Galliani, c'è sempre un motivo. A quando il consiglio federale?

gallianiNel calcio esistono tre tipi di presidente. Ci sono quelli che producono i risultati senza proclami, dando continuità ai propri progetti ed investendo sulle strutture. Quelli che sono spesso sui giornali, parlando di obiettivi e talvolta ficcando il naso in casa d'altri, ma gli manca sempre un punto per fare primiera. E poi c'è Luca Gallo: prima mette sul tavolo gli obiettivi, a tempo record li raggiunge.

Anche Gallo sta investendo sulle strutture. Lo ha già fatto con il centro sportivo Sant'Agata, senza limitarsi a rimetterlo a nuovo ma ampliandolo e migliorandolo come si nota a partire dall'ingresso. Lo stadio "Oreste Granillo" rappresenta la prossima tappa. Potrebbe venirne fuori un fiore all'occhiello dell'impiantistica al sud.

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In assenza di una regola scritta sul da farsi, qualora non venissero riaperti i battenti per la Serie C 2019/20, non si può e non si deve penalizzare chi ha portato risorse, entusiasmo ed idee in una categoria a perdere. Specie se si guardano i distacchi in classifica.

Adriano Galliani parla in media cinque volte all'anno. Dopo l'ultima assemblea della Lega Pro, ha rilasciato quattro interviste in una settimana. Questo il minimo comun denominatore: il mio Monza in Serie B, altrimenti ci vediamo in tribunale. Poi una serie di idee. Almeno un paio di proposte valide per ripartire, a tutti i livelli. Tra cui quella di una stagione stile torneo sudamericano, estesa sull'anno solare anziché da agosto a giugno.

Inoltre, proposta (a mezzo stampa) per la Serie C una drastica quanto urgente riduzione delle squadre. Da 60 a 20. Può darsi sia questa la risposta di Galliani, a quelle decine di presidente (in maggioranza) che non vorrebbero far ripartire il campionato. Per la serie: se non avete risorse per fare calcio professionistico, evitate almeno di intralciare il cammino altrui. Questa è un'interpretazione, ma di sicuro non ha parlato a caso.

Giovanni Malagò, vertice del Coni, ha invece sottolineato come varie federazioni (rugby, basket e volley) abbiano già cancellato i rispettivi campionati. Quasi infastidito dal fatto che il calcio si ostini ad andare avanti. È stata l'ennesima conferma di come sia in atto una feroce partita politica. Le migliaia di morti per coronavirus sono un dato di fatto, messo lì a dare ipoteticamente ragione a chi non vuole rialzare la saracinesca sull'attuale stagione.

In tutto ciò, il calcio sembra proprio aspettare ulteriori indicazioni dal Governo. Specie sulla cassa integrazione. La data del prossimo consiglio federale, quello nel quale inevitabilmente dovranno emergere delle decisioni, non la conosce nessuno. Serie A e Serie B vorrebbero completare la stagione, anche a costo di terminare ad ottobre. Ma l'ipotesi attuale è di riprendere a fine maggio per concludere ad agosto. E la Serie C?