Cosenza, Cgil: "Restituire biblioteca civica alla città"

La CGIL attraverso una lettera aperta "intende rivolgere un invito pressante al Presidente della Regione Calabria, alle altre Istituzioni e a tutti i cittadini affinché facciano in modo che la Biblioteca Civica di Cosenza venga restituita al più presto alla Città, agli studenti e agli studiosi".

"Il suo patrimonio librario, particolarmente copioso e ricco di collezioni di libri, con 53 edizioni di incunaboli (primi libri a stampa dopo l'invenzione di Guttemberg), corali miniati del '500 e numerosissimi manoscritti, di notevole valore che comprendono documenti pergamenici dal XIII al XVIII secolo, testi filosofici dal '500 al '700, epistolari e carteggi, autografi e testi inediti di storia e letteratura calabrese, ne fa una delle più importanti biblioteche pubbliche dell'Italia Meridionale".

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"Particolarmente ricco è il fondo delle "Raccolte Calabre" e delle numerose donazioni di privati, quali la "Raccolta Salfi".
Nella Sala Salfi è allestita una mostra permanente che espone 30 stampe incise, facenti parte di un fondo di 100, risalenti al '700 e all'800, intagliate da incisori locali, italiani e stranieri.
Eretta ad ente morale, dotato di un proprio statuto, con Decreto Luogotenenziale del 21 gennaio 1917 rimane parte integrante dell'Accademia Cosentina.
Trae la sua origine dalla Pubblica Biblioteca Scientifico-Letteraria Cosentina, istituita l'11 giugno 1871, su iniziativa dell'Accademia Cosentina. Nello statuto del 1871, si legge su Wikipedia, le finalità furono così definite: «Scopo di essa, è di facilitare e promuovere l'istruzione; raccogliere e conservare le opere antiche degli illustri calabresi ormai rarissime non solo, ma le moderne e contemporanee; nonché quanto di meglio si è prodotto in tutti i rami dello scibile, per vantaggio degli studiosi del paese.»
Rimasta per lungo tempo inattiva, dopo appena due anni dalla sua istituzione, per mancanza di risorse finanziarie, la Biblioteca venne rifondata nel 1898, ancora su iniziativa dell'Accademia Cosentina, e con il concorso del Consiglio Comunale e del Consiglio Provinciale di Cosenza, con il nome di "Biblioteca civica".
La CGIL richiama l'attenzione del Presidente della Regione Calabria sulla Legge Regionale 26 aprile 1995, n° 26 - Interventi in favore di istituti bibliotecari regionali (BUR n° 50 del 3 maggio 1995), che all'art. 1 recita testualmente: "La Regione Calabria riconosce alla Biblioteca
Civica di Cosenza, ente morale autonomo che tra le sue origini dalla Accademia Cosentina, quale istituzione di grande valore storico e culturale. Al fine di tutelare e potenziare la cospicua e pregevole dotazione libraria, antica, retrospettiva e moderna, essenziale e imprescindibile strumento per l'attività di sul territorio regionale, la Regione Calabria favorisce ogni iniziativa tendente alla definizione e alla realizzazione di un organico piano di sviluppo della Biblioteca civica, atto a soddisfare le esigenze degli studi presenti nella realtà storica e culturale calabrese."
Una Legge Regionale che, tra l'altro, richiama lo stesso Statuto Regionale e, in particolare gli articoli 3 e 56, dove l'Ente Regione riconosce e si impegna a potenziare le istituzioni culturali, riconoscendo il valore inestimabile e pregevole di fondi antichi e di interesse calabro e meridionalistico, di cui la Biblioteca Civica è dotata.
Non si comprendono perciò i motivi che hanno determinato l'attuale disinteresse verso una così alta istituzione culturale.
Disinteresse che non può essere dovuto semplicisticamente ad un mero inadempimento amministrativo-contabile, quale, forse, la mancata presentazione del rendiconto finanziario e di una dettagliata relazione sull'impego del contributo regionale e sull'attività svolta dalla Biblioteca Civica, prevista dall'art. 3 della citata Legge, in quanto, data l'importanza sociale della Biblioteca, non può non avere una valenza politica.
È di estrema attualità il dibattito sulla necessità urgente del recupero e del risanamento del Centro Storico di Cosenza che, per essere veramente tale, ha bisogno, oltre che del recupero di palazzi e piazze, soprattutto di investimenti culturali per il recupero della memoria collettiva, altrimenti destinata a disperdersi nei meandri del modernismo incalzante.
Una volontà politica coerente col dettato normativo che riconosce il valore inestimabile della cultura e della stessa Biblioteca Civica avrebbe dovuto richiamare l'attenzione della Città, anziché negare il contributo regionale per oltre 10 anni, vitale per la sopravvivenza della Biblioteca; una tale denuncia avrebbe sicuramente visto cittadini e Associazioni culturali parte attiva nel processo di recupero del bene comune".